Come per tutte le edizioni, anche quest’anno il Festival di Sanremo non ha risparmiato sorprese, anzi: da Achille Lauro con i suoi look stravaganti, alla performance (a dir poco stonata) di Elettra Lamborghini, fino alla squalifica dalla gara di Morgan e Bugo dopo la loro lite e l’uscita di scena in diretta da parte di uno dei due.
Probabilmente chi dirige il Festival, soprattutto negli ultimi dieci anni, non punta più a quello per cui era nato, ovvero una competizione canora tra talenti, ma è più indirizzato a far parlare di sé tra scandali, liti e mise succinte.
Nel bene o nel male non importa di come se ne parli, purché lo si faccia!
Non volendo affrontare anche il discorso dei cachet stellari elargiti ai conduttori e agli ospiti (Amadeus, Fiorello, Diletta Leotta e Tiziano Ferro), onde evitare che il nostro post diventi più di polemica che di piacevole lettura, concentriamoci su uno dei testi, indipendentemente dai gusti, tra i più originali e “divertenti” presentati in gara.
Con il singolo Ringo Starr, la band I Pinguini Tattici Nucleari, originaria del bergamasco e che ha preso il nome dalla birra Tactical Nuclear Penguin, prodotta dal birrificio britannico BrewDog, si è presentata per la prima volta al Festival, classificandosi al terzo posto. Il brano oltre che omaggiare il batterista dei Beatles contiene tante altre citazioni riferite al mondo della musica, del cinema e della televisione: a partire da Il Cerchio della Vita de Il re leone (Disney, 1994), al programma tv L’eredità, alla canzone Africa dei Toto, a Robin dapprima assistente di Batman, poi il personaggio della sit com americana terminata qualche anno fa How I Met Your Mother.
Il videoclip del singolo, a mio avviso geniale, riprende il film cult Ritorno al futuro di Robert Zemeckis del ‘85 durante il momento del ballo scolastico dei genitori del protagonista. Il frontman della band (Riccardo Zanotti), veste i panni del protagonista della pellicola (Marty) mentre canta, balla e suona la chitarra, e gli altri membri del gruppo invece impersonano i componenti della band Marvin Berry and the Starlighters che suonavano nel film.
Chissà se sia stato un caso tra l’altro che il brano suonato in questa scena della pellicola fosse Earth Angel dei The Penguins.
Tornando a concentrarsi sul testo della canzone, già dalla prima volta che l’ho sentita da alcuni amici che volevano mostrarmi il video, mi sono chiesta: “Ma i Beatles non erano in quattro?”. “Perché George Harrison non se lo caga mai nessuno?”.

Morto diverso tempo dopo John Lennon, non di morte altrettanto violenta ma a mio avviso molto sofferta, il povero George è da sempre il componente di una delle band più importanti al mondo ma è sempre quello meno ricordato. Perché?

Tutti noi sappiamo che le acque tra George e John non furono spesso calme, anzi. La loro amicizia finì quasi definitivamente intorno agli anni ‘70, al punto che George non inserì il suo ex partner di lavoro all’interno della sua autobiografia.
A mio avviso, dopo la morte violenta di Lennon, che ricordiamo in particolare per com’è avvenuta (le tragedie attirano e si ricordano sempre tanto), gli altri componenti del gruppo, Paul e Ringo sono sopravvissuti ai due, e quindi per motivi di lavoro e altro (vedi la figlia di Paul – Stella McCartney con la sua linea di moda), si tende a ricordarli meglio.
Detto questo vogliamo sottolineare di come i Beatles siano stati una tra le più importanti band al mondo, prese come spunto dai gruppi musicali successivi, e che ancora oggi, dopo così tanti anni di inattività, restano ancora nel cuore e nelle orecchie delle persone. Non c’è una generazione più adatta per ascoltare i Beatles perché la loro musica ha la caratteristica di rimanere sempre attuale nonostante il passare del tempo. Prendiamo ad esempio il film Yesterday, ultima opera di Danny Boyle (Trainspotting, 1996) del 2019, che ha come protagonista principale proprio la musica dei Beatles.

Con tutto ciò tengo a ringraziare i Beatles uno ad uno per il loro contributo alla musica, e a “perdonare” i Pinguini Tattici Nucleari di essersi dimenticati del povero George, in quanto la loro canzone è forse quella più di successo e orecchiabile uscita dall’ultimo Festival di Sanremo.
